Giorni di festa sono quelli dei ricami floreali, del servizio buono, del salotto della nonna; dei vapori di una cucina avvolta in una nube di aromi, odori, sapori dove il dio Vulcano fonde i suoi metalli; sono i giorni delle luminarie, della passeggiata sul corso al crepuscolo, dei vestiti della domenica.
Giorni di festa sono i ricordi di un passato che ritorna trasfigurato dal tempo, i ricordi che cercano pietosamente ospitalità nel presente, che bussano alla nostra porta ora laceri, feriti, sanguinanti, ora nitidi, vigorosi, possenti.
E sono proprio i ricordi del passato che Emanuele Lanzetta vuole evocare nella sua terza raccolta “Giorni di festa”, i ricordi di un amore consumato e concluso o ancora inappagato; di notti che risuonano di lacrime e di risa, che odorano di desiderio e di pudore; di una donna che è porto di quiete ma anche ramo senza foglie, una donna che atterra e suscita, che affanna e che consola; i ricordi di luoghi dell’anima che quell’anima l’hanno intrappolata; i ricordi di amici che si fanno nostalgia, di fanciulli che si fanno rimpianto.