Una vera recherche nel passato della Sicilia, vero crogiolo di civiltà, attraverso la grande tradizione culinaria e il valore culturale del quale è intrisa.
Dall’Introduzione: [...] "Diceva un antico proverbio latino: "Siculus aequus et sicula mensa"; questo detto era per marcare il meglio della cucina peninsulare al tempo dei romani.
Oggi, per ridonare realtà a questo proverbio e anche perché oggi si cerca la genuinità, la semplicità unita alla varietà, penso che sia venuto il momento di far conoscere le autentiche specialità culinarie siciliane, eredità della cultura locale e reinterpretazione di specialità giunte con le invasioni di altri popoli o per mezzo dei contatti commerciali con le genti del bacino del Mediterraneo.
Una cucina nata povera, che ha saputo approfittare dei prodotti della sua terra con fantasia e semplicità, creando una varietà di piatti ricchi di sapori e odori, che non hanno niente da invidiare alle altre specialità regionali italiane, ottimo esempio di razionalità e fantasia.
La tradizione gastronomica di tutte le province siciliane è tra le più varie di tutte le regioni d’Italia; frutto, come dicevo, delle diverse dominazioni subite e dei frequenti scambi commerciali. Il mare che la circonda era ed è la più grande via per comunicare con le altre genti, ma anche per essere invasa.
Fenici, greci, romani, bizantini, arabi, spagnoli, francesi, tutti, al loro passaggio in Sicilia, hanno lasciato la loro impronta nell’arte, nell’architettura, nel linguaggio e anche nella maniera di alimentarsi, ma tutto è riassorbito e poi riemerge trasformato dalla sensibilità degli isolani.
Le abitudini alimentari, nell’isola, variano da una costa all’altra e anche tra la costa e l’entroterra. Catania e Siracusa, meno soggette e refrattarie alle influenze arabe e spagnole, conservano ancora oggi abitudini alimentari più semplici rispetto a Palermo e Messina. Trapani, con il "cuscus" al pesce e una pasticceria ricca di spezie e profumi, risente dell’influenza africana e araba. [...]