Jack Kerouac
Jack Kerouac, interrotti gli studi universitari, vagabondò per gli Stati Uniti esercitando disparati mestieri – marinaio, frenatore ferroviario, guardia forestale – sulle tracce degli scrittori che amava: J. London, E. Hemingway, Th. Wolfe. Intorno al 1950, conosciuti W.S. Burroughs e A. Ginsberg, praticò con loro, a New York e a San Francisco, quello che divenne il modello di vita della «beat generation»: il nomadismo, il rifiuto dell’opulenza americana, la ricerca di nuove dimensioni visionarie nella droga. Queste esperienze sono descritte nel romanzo Sulla strada (1957), che divenne, per la generazione di Kerouac, una sorta di manifesto, e che resta forse la sua opera più riuscita sia per la novità stilistica (il tentativo di creare una prosa «spontanea», sul modello della libera improvvisazione del jazz) sia per i suggestivi legami col ricorrente mito americano del viaggio. I suoi libri successivi hanno un carattere fortemente autobiografico. I sotterranei (1958), allucinata cronaca poetica della vita dei beat di San Francisco, e I vagabondi del Dharma (1958), documento dell’interesse di Kerouac per le filosofie orientali, ripeterono il successo di Sulla strada. Nel 1961, stanco di essere una figura pubblica, si isolò, seguendo un altro suo modello letterario, il Thoreau di Walden, in una capanna non lontana dalla costa della California, dove compose uno dei suoi romanzi più intensi, dominato da un forte senso musicale della lingua: Big Sur (1962), bilancio di una sconfitta che si riscatta nella novità della scrittura.
La stessa libera gioia del ritmo, la stessa sottigliezza nel captare il suono dell’americano parlato in moduli jazzistici si ritrovano nella sua opera poetica, in particolare nei Mexico City blues (1959) mentre nell’ultimo voluminoso romanzo di memoria, Vanità di Duluoz (1968), queste qualità sembrano cedere il passo a una certa stanchezza.
Fonte: Garzantina della letteratura
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Sal Paradise, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, incontra Dean Moriarty, un ragazzo dell'Ovest. Uscito dal riformatorio, Dean comincia a girovagare sfidando le regole della vita borghese, sempre alla ricerca di esperienze intense. Dean decide di ripartire per l'Ovest e Sal lo raggiunge; è il primo di una serie di viaggi che imprimono una dimensione nuova alla vita di Sal. La fuga continua di Dean ha in sé una caratteristica eroica, Sal non può fare a meno di ammirarlo, anche quando febbricitante, a Città del Messico, viene abbandonato dall'amico, che torna negli Stati Uniti. Postfazione di Fernanda Pivano.