Il racconto è specchio della raggiunta serenità dello storico e della sua fiducia nel futuro dell'Italia unita, che consentiva di celebrare "lieti e sereni", scriveva, quella ricorrenza. E invitava i lettori della nuova generazione a paragonare i diversi esiti di una rivoluzione, quella del 1282, che aveva si dato alla Sicilia libera istituzioni, ma non aveva potuto impedire una nuova dominazione straniera, quella spagnola, e la conseguente decadenza morale e civile, con quella da cui era nata l'Italia "libera e una", con Roma capitale del nuovo Regno, una dinastia nazionale, i Savoia, civiltà e progresso per il Paese. E vi era anche nel Racconto popolare l'eco delle preoccupazioni stilistiche, che furono costanti (l'opera sul Vespro era stata molto segnata dalle passioni che "bollivano" in un animo giovanile alla vigilia del 1848, come ancora riconosceva), e la promessa, mantenuta, di una maggiore chiarezza in questa narrazione, tra l'altro libera da preoccupazioni metodologiche, e mossa invece da un intento meramente divulgativo. Il Racconto infatti si presenta scorrevole, vivace e di agevole lettura anche - come si usa dire - per i non "addetti ai lavori".