Pasquale Hamel

 Pasquale Hamel (1949), saggista e scrittore.

È autore di numerose opere di carattere storico fra le quali, Da nazione a regione (Sciascia), La Sicilia al Parlamento delle due Sicilie 1820/21 (Thule), Il Mediterraneo da barriera a cerniera (Editori Riuniti). Ha scritto testi letterari come La crociata del Santo (Sellerio), La congiura della libertà (Marsilio). Appassionato di storia medievale ha scritto Adelaide del vasto regina di Gerusalemme (Sellerio) e L’invenzione del regno, dalla conquista normanna alla fondazione del Regnum Siciliae (Nuova Ipsa Editore), Breve storia della società siciliana (Sellerio).

copertina del libro Chiaroscuri dell SCONTO DEL 5%

Nell’intenzione dell’autore, questo volume è mirato a diffondere la conoscenza della storia siciliana, una storia molto complessa, che risente soprattutto della sua singolare posizione mediterranea e che è in gran parte ignorata o, purtroppo, in qualche caso deformata, dalla narrazione che se né fatta oltreché da dannose pregiudiziali ideologiche. Hamel infatti analizza temi e problemi della storia della Sicilia nell’arco dei due secoli passati. Messi da parte gli stereotipi sulla Sicilia come soggetto passivo della sua storia – l’isola in molte occasioni ha dimostrato di avere lo sguardo lungo - l’obiettivo del volume è quello di ricostruire, in modo divulgativo, le vicende e l’impegno di alcuni protagonisti che si distinsero nella vita politica, istituzionale e culturale a partire dalle iniziative riformatrici del viceré Caracciolo per arrivare ai nostri giorni.

€ 14,25 € 15,00
copertina del libro Il regno di Sicilia di Pasquale Hamel SCONTO DEL 5%

Gli Altavilla fecero della Sicilia una nazione; se, infatti, «la Sicilia è l’unica fra le regioni italiane ad essersi identificata per lungo tempo come ‘nazione’», ciò lo si deve alla costruzione politica che ne fecero proprio gli Altavilla. 

Una nazione che, per qualche tempo, era stata potenza mediterranea con ambizioni, legittimate da antiche concezioni, perfino imperiali. Non è un caso che Cicerone, riferendosi proprio all’isola la consideri “primus gradus ad imperium”, il primo gradino per un impero mediterraneo. 

Una nazione che rispetto alle altre godeva non solo di uno status politico di notevole peso, ma che, soprattutto, godeva di un benessere e di una ricchezza che non aveva pari nel suo tempo. Il regno di Ruggero II era infatti un regno ricco, come prima del suo arrivo non lo era stato, ma, soprattutto, non lo sarebbe stato mai più. 

Un regno ricco non solo in quanto a risorse economiche, ma ricco anche dal punto di vista culturale. Infatti, se non bisogna nascondere che i Normanni furono portatori di una cultura modesta rispetto a quella (o a quelle) che fiorivano in Sicilia, non si può neppure dimenticare che proprio grazie ai Normanni stessi, e agli Altavilla in particolare, quelle culture furono messe in grado di esprimere tutte le potenzialità di cui erano portatrici e di realizzare, fra l’altro, quel miracolo artistico che viene denominato gotico-normanno.

€ 46,55 € 49,00
copertina del libro La fine del regno di Pasquale Hamel
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Alla morte del suo fondatore il regno di Sicilia è un potente soggetto politico nello scacchiere Mediterraneo. Ruggero II, saggio e lucido sovrano, ne ha consolidato le strutture interne venendo a capo del tradizionale ribellismo dei conti normanni. I suoi nemici tradizionali – il Papa, l’Impero d’Occidente, l’Impero bizantino – sono stati costretti a riconoscerne l’esistenza e a venire a patti con lo stesso. Niente avrebbe fatto immaginare che quel miracolo istituzionale, come da qualcuno è stato definito, sarebbe durato appena quarant’anni. Infatti, già con il suo immediato successore, Guglielmo I, i tradizionali problemi di convivenza fra etnie e culture diverse e le ambizioni dei grandi feudatari, aprirono crepe insanabili nell’edificio ruggeriano mentre le ambizioni dei tradizionali nemici, ripresero vigore determinando una lenta ma inarrestabile agonia. La pessima politica di Guglielmo II segnata da ambiziosi progetti che andavano al di là le possibilità del regno, la assenza della necessaria lucidità che ne contraddistinsero scelte ed azioni, indebolì ulteriormente il regno e lo espose alle pretese dei discendenti di Federico Barbarossa. Per queste ragioni, il generoso tentativo di Tancredi d’Altavilla, ultimo vero re normanno, di salvare il regno, non poteva che dimostrarsi velleitario.
L’autore racconta le fasi di questi intensi quarant’anni, soffermandosi, con dovizia di particolari, sulla strutture politiche, amministrative ed economiche della cosiddetta “età dei Guglielmi”, esaminando i contesti internazionali e negando la sostenuta continuità fra il regno fondato da Ruggero e quello conquistato da Enrico VI con il consenso della moglie Costanza.
€ 13,30 € 14,00
copertina del libro L
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Nel 1061 inizia la conquista normanna della Sicilia; gli Arabi, che per oltre due secoli ne sono stati padroni, vengono progressivamente travolti dalla superiore tecnica militare dei cavalieri di Roberto e Ruggero d’Altavilla. La crociata normanna, perché come tale è stata indicata, riporta l’Isola nell’alveo occidentale e la restituisce al cristianesimo ma, soprattutto, fa della Sicilia un luogo centrale nello scacchiere geopolitico mediterraneo. La fondazione del regno, progetto perseguito con testardaggine da Ruggero II, costituisce il traguardo cui i conquistatori aspiravano e lo strumento istituzionale che sottende tale centralità. Il regno normanno, rispetto agli altri regni contemporanei, si caratterizza per istituti singolari, il primo dei quali è l’Apostolica legazia che regola i rapporti fra la Chiesa di Roma ed il regno cristiano degli Altavilla e per un feudalesimo temperato dalla presenza di un forte potere centrale. Ma si caratterizza, altresì, per il progetto di pacifica convivenza fra popoli e culture diverse che, per quel tempo, può essere giudicato addirittura miracoloso. Proprio questa serena convivenza sta alla base dello eccezionale sviluppo economico, sociale e artistico della Sicilia esempio pressoché unico del Medioevo.
Questi temi sono sviluppati dall’autore attraverso la cronaca degli eventi che si sviluppano dal 1061 al 1154, e la riflessione sul senso e sul significato dei relativi eventi. In particolare, l’autore sottopone, fra l’altro, a forte critica i consolidati luoghi comuni sulla presenza araba in Sicilia e sulla proclamata continuità fra regno normanno e dominazione sveva per fare emergere una interpretazione assolutamente nuova di quel periodo. Il volume, che si avvale di fonti originali e che sottopone a critica la lettura offerta dalla storiografia corrente troppo spesso condizionata da pregiudizi di natura ideologica, si avvale di una cifra di scrittura leggera che rende facile la lettura dei fatti e le analisi scientifiche anche le più raffinate.
 

N/A € 14,00