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Salvo Ales è nato nel 1967 a Palermo, dove vive e lavora. Con la casa editrice Qanat ha pubblicato L’ombra della parola; La luce delle coincidenze; Il silenzio ritrovato; I sandali di Ermes; Gli amanti di Magritte; Avant coup, Après coup; Zip.
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Mi chiedo cosa ne è di te, ormai. Di te che un tempo mi hai indicato una via sconosciuta, ma da subito foriera della meta del possibile; di te che un tempo, con quell’intento ancora in divenire, mi hai guidato là dove il possibile può iniziare veramente, sancendo l’avventura straordinaria di un padre e un figlio. Non era frode, quel proposito conduceva veramente al traguardo, a quel luogo imprecisato in cui un giorno sarei approdato per non trovarti e dal quale avrei indicato a qualcun altro una nuova via, pronto a sparire a mia volta. Quella via era la storia di un orizzonte e unitamente di un viaggio, era un percorso, un itinerario verso il possibile, cui molti padri e figli hanno solo intrapreso, altri appena perlustrato, altri ancora già smarrito per fretta per indugio. Una storia cominciata in un tempo lontano e in un luogo dove non sapevamo di andare e tuttavia conduceva: una storia futura, sempre già passata, sempre presente. Una storia senza tempo, qual è la storia di te mio padre e di me tuo figlio.
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In quelle sue mani non mi ritrovavo più; avevo la netta percezione di essere stata privata, ancora una volta, della vita, e che il fiato smorzato di mio padre mi avesse spento come una candela. Intuivo un'improvvisa, frastornante, assenza d'identità. Nella vita avevamo barattato le nostre mani, e forse per questo ero ormai disabituata a una vita reale non più comune. Avevamo barato una subdola remissività, e ora io, scissa da lui, scoprivo l'assurda mancanza.
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Un padre e un figlio: la lontananza traumatica che li pone di fronte alla possibilità di conoscersi, in quell’orizzonte dal quale un padre non deve arretrare e oltre il quale un figlio non deve andare. Quel limite di vita e di morte, dove può (deve) compiersi la prossimità tra le generazioni passate e quelle future. In questa rivendicazione della distanza, della lontananza, può (deve) consacrarsi la libertà, la conciliazione tra un padre e un figlio. Riprendendo la riflessione sul rapporto tra padre e figlio, l’autore affronta anche istanze quali il Male e il Sacrificio. La narrazione, svelta ed essenziale, mira a sviluppare quadri scenici con salti temporali di cui il lettore è chiamato a testimone.
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