Un gradino si sollevò e l’altro scese, nel turno vuoto di una giostra triste.
Si aziona così il meccanismo che regola Scale mobili, un domino narrativo breve e rapido costruito su frammenti di storie raccontate, per scelta stilistica dell’autrice, con il tono di una cronaca annotata da una voce collettiva che è una lente asciutta e spietata nell’ironia.
I gradini mobili ricevono le scarpe di uomini e donne condannati a vivere – per gioco di tragedia o di commedia – la mancanza cronica di una speranza o di un’alternativa che possa cambiare il corso delle loro vite. Ecco allora Rosario schiavo della madre Concetta, il barbone N, Michela stanca e malata, Cinzia, una donna mai cresciuta, il politico Silvio e il suo scrivano Giacomo. La complicità del trasporto serve al maestro Arturo Contini e a Linda, la sua amante, segue infine la relazione tra Iva e Nora, il tutto nel ritmo di un ingranaggio che elude ogni fatica e che è indice di un comune e inevitabile destino.