Agli amatori del carciofo, quale che sia la ricetta che preferiscono.
Ai coltivatori (e, cioè, anche a me), quali che siano le loro fatiche per la produzione e... per la commercializzazione.
Alla catena di commercializzazione, affinché comprenda le fatiche e cooperi!
A mio figlio Enzo: buongustaio di 10 anni e giovanissimo raccoglitore (con intere frotte di ragazzi al seguito): chissà se diverrà anche un coltivatore!
Dalla prefazione
Federico Mazza, l’autore di questo libro, era mio fratello maggiore. Nato nel 1945 ad Agrigento, ha lasciato un segno della sua poliedrica personalità in parecchi campi. Dopo un’intensa attività professionale come architetto, svolta a Palermo, ha sentito il richiamo del ritorno alla terra come sorgente di vita. Sì, si è trattato di un ritorno, perché nella nostra infanzia avevamo frequentato abitualmente i poderi di nostri parenti contadini, quelli di una volta, come si vedono ne L’Albero degli zoccoli di Olmi o che sono stati cantati da tanti autori, come Pascoli e ancor più da Pasolini, con il suo impegno socio-politico molto sentito anche da mio fratello. Federico, allora, ha acquistato un appezzamento di 15 ettari nella valle del Belice che è diventato l’azienda agricola “Zu Federicu”, ovviamente biologica. Per questa azienda si è sacrificato, nel senso etimologico del termine: è stato il sacerdote che ha celebrato i riti dellìagricoltura come ciclo della vita. Riti che non ammettono distrazioni, infatti ha abbandonato la città e si è stabilito in azienda, in modo da poter rispondere giorno e notte ai bisogni della terra e dei numerosi animali di cui si è circondato: cavalli, galline, caprette, maiali, un meraviglioso asino, una voliera presto rimasta vuota per ridare la libertà agli uccellini, senza contare i numerosi cani e gatti, ospiti fissi o di passaggio; perfino le vespe hanno potuto nidificare indisturbate. Ma anche gli esseri umani trovavano ospitalità e soprattutto conforto.
La sua porta era sempre aperta per chiunque avesse bisogno di un ricovero, di mangiare o di piangere sulle proprie vicissitudini. Era sempre lì, pronto ad accogliere, ad ascoltare, o a fare una partita a carte o a tracannare con l’ospite l’ottimo vino che produceva. Non è mai riuscito, per fortuna, ad allontanarsi dallo spirito greco che ci ha foggiati nella nostra giovinezza.
In tutto questo era sovente coadiuvato dalla moglie Lina, donna forte e paziente, che ha saputo assecondare questo coniuge vulcanico e a volte difficile, nonostante le cure diuturne da prodigare alla loro adorata figlia Daniela.
Quel figlio giovinetto di 10 anni, Enzo, che Federico cita nella dedica, oggi è un giovane uomo di 35 anni, che prosegue, e sviluppa, avendo studiato agraria, l’attività del padre.
Continua a produrre i carciofi, vera passione familiare che ha ereditato anche Ettore, il bambino di 4 anni che ha avuto dalla sua compagna Claudia, e sta potenziando l’uliveto, il pereto e la produzione di ortaggi. Tutte coltivazioni biologiche che tramandano i comandamenti del fondatore, che, seppur scomparso nel gennaio 2015, continua a vegliare su questa meravigliosa azienda. ...