Uno dei miei grandi mentori diceva: «A vent'anni non si sa di non sapere, a trenta si sa di non sapere, a quaranta non si sa di sapere e a cinquanta si sa di sapere ma ormai è troppo tardi!».
Se, agli inizi della carriera, avessi letto il libro che oggi avete in mano, avrei impiegato meno tempo per giungere alla consapevolezza che tutto dipendeva da me: ero io, così come ero in ogni momento dell'esistenza, a costruire la mia vita.
Questa diversa prospettiva mi avrebbe aiutato ad assumermi la piena responsabilità della mia parte in tutti gli eventi che accadevano intorno a me, risparmiando così dolori e drammi inutili a me e alle persone il cui cammino era legato al mio.
Una delle conclusioni più profonde a cui sono giunta sia grazie alle mie esperienze sia dirigendo team di persone che collaboravano su progetti complessi e articolati, è che molti di noi hanno un'enorme difficoltà a capire la parte che svolgono negli avvenimenti della propria vita. Più e più volte ho visto gente laboriosa, intelligente, creativa, animata da buone intenzioni (me compresa) rovinare aspetti della propria esistenza soltanto perché non vedeva chiaramente in sé e non riusciva a comprendere come costruiva il proprio mondo nella sua dimensione privata e sociale.
Sono convinta che il problema sta di rado nella maniera in cui eseguiamo le attività legate alla nostra sfera lavorativa e personale, quel che definisco il fare; ciò che conta davvero è il nostro essere, chi siamo mentre compiamo tali attività e le scelte che derivano dal nostro modo di essere.
Una volta compresa la parte che avevo nel plasmare gli esiti della mia vita, non ho provato vergogna, frustrazione e neppure scoraggiamento, ma un'autentica sensazione di forza.
Il mio più profondo augurio per voi è che i concetti esposti in queste pagine sviluppino, migliorino e cambino il corso della vostra vita così come hanno fatto con la mia.