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Dopo romanzi, thriller, inchieste sulla violenza coniugale e in generale sulle donne, dopo saggi biografici su grandi personaggi della cultura internazionale e del cinema, Pascal Schembri approda con quest’opera all’autofiction, mantenendo ad altezza d’uomo il bersaglio del tema sociale e ben calibrata la tensione tra i generi. Il libro nasce come un’altra inchiesta, un’indagine sulla femminizzazione del maschio coniugato e i rapporti di potere all’interno della coppia e della famiglia, per poi svelarsi un lavoro motivato da un intimismo che ne traccia con sincerità le intenzioni aggiungendo il valore della genuinità alle riflessioni di un uomo perfettamente calato nei problemi del suo tempo.
Famiglie divise in cui i genitori paterni non possono frequentare i nipotini, mogli che dominano apertamente o in modo subdolo, consapevolmente o d’istinto il maschio con cui condividono la vita, gattemorte e tiranne, poveri frustrati e maschi asserviti si avvicendano nel panorama di queste pagine in cui l’infelicità relazionale si erge a protagonista di un’epoca socialmente confusa.
Nato a Realmonte, in provincia di Agrigento, e residente a Parigi da più di trent’anni, Pascal Schembri costituisce un caso raro nel panorama editoriale internazionale. Con questo nome fa la sua comparsa in Italia nel 2008, con il romanzo Il miracolo di San Calogero, dopo aver operato sotto altri pseudonimi tanto in Francia, quanto nel belpaese influenzando il dibattito sociale con libri inchiesta sulla violenza coniugale e con romanzi sulla libertà sessuale e di opinione. Nessun genere è precluso alle capacità e all’interesse di questo versatile scrittore: pamphlet, gialli psicologici, racconti erotici e riflessioni filosofiche tracciano un percorso segreto difficilmente ricostruibile.
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