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Don Andaloro detto Malagigi, borghese e proprietario terriero, ritiene rozzi e superficiali tutti i suoi compaesani che non si pongono l'unico problema veramente essenziale: svelare il mistero della vita e della morte. Il suo interlocutore preferito è il servo Cataldo che ogni tanto prova a richiamarlo alla realtà. Con spirito donchisciottesco, Malagigi intende salvare il mondo e disperdere le tenebre dell'ignoranza, anche a scapito degli equilibri familiari. Un'opera che costituisce un "unicum" nell'ampia produzione di Nino Savarese che in questo romanzo cambia registro: ritmi briosi e talvolta comici si affiancano alla sua proverbiale visione drammatica dell'esistenza. Apre il libro l'introduzione di Maurizio Padovano.
(Enna 1882-Roma 1945), è stato uno dei principali scrittori del ventennio fascista ed esponente di spicco del “rondismo”. Oltre a Rossomanno (1935), I fatti di Petra (1937) e Il capo popolo (1940) ripubblicati da il Palindromo in una nuova edizione con le introduzioni, rispettivamente, di Marcello Benfante, Salvatore Ferlita e Goffredo Fofi, tra le sue opere principali si ricordano: L’altipiano (1915), Malagigi (1929), Gatterìa (1925), Storia di un brigante (1931). Nel 1945 lasciò, con Cronachetta siciliana dell’estate 1943, un interessante diario sullo sbarco in Sicilia delle truppe americane e sui bombardamenti che ne seguirono.
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