Dimensione sacrale ed esterrefatta potremmo definire il percorso poematico sostenuto da Davide Marchetta, e sotteso, fino allo spasmo, nei ventisei ’movimenti’ di questo "Io sono Caino". Una posizione emblematica e tragica, nel momento in cui anche la società contemporanea appare attraversata dal drammatico dibattito sulla pena di morte (ne è testimonianza, sul versante della poesia, il recente impegno a più voci di "Baci ardenti di vita"). E Caino, consapevolezza vigile del suo essere uomo "maledetto", quanto ’riflesso’ della colpa collettiva, si va inscrivendo, come in un inesorabile tunnel, nel limite e nel cardine del tempo.•!! tempo della morte è (qui spesso viene ribadito): bruciare "la morte del tempo nel tempo". Caino, il nome che spetta, forse, un po’ a tutti noi, responsabili (se non altro per contiguità biologica), in misura diversa, dei delitti stessi del mondo, della morte impunita degli innocenti, del dialogo afono nei confronti di quanti chiedono giustizia, s’impone in questa sede come metafora dell’ammonitrice presenza etica. Tale poesia, agilmente mossa su un piano così irto di pericoli, è, comunque, capace di sfuggire al marchio della retorica, e, per certi aspetti, si affida, non all’aulicità che il congegno poematico con frequenza assume (segno della sua cifra creativa), ma al metallo ordinato della prosa, in un sostentamento loico, meno cantabile, capace di restituire suffragi maggiori alla dignità del ’grido’. Questa poesia, che viva o avverta le "aure fangose dell’incubo", diadema della sua stessa esistenza, non può non trasmettere la passionale esigenza d’intervenire sul dialogo interumano dove il disegno della morte e della violenza assegna con ossessiva incidenza alla fragilità di questo spazio postmoderno. Tutto sembra avvenire, per Marchetta, "tra la veglia e il sonno", ma sostenuto da una lucidità estrema dei fatti spinosi dell’esistenza, del racconto del dolore che non è meno sostanza del dolore stesso. D’improvviso, poi, s’erge la dispersione cui vanno destinate le anime, i sentimenti, lo sgomento per la perduta dimensione dell’interezza umana, appena straziata sull’orizzonte dei "ritorni morenti"....