Nella memoria di Lena un racconto di passione e amore, di guerra e diserzione. Da una vicenda privata ad un affresco collettivo che evoca un mondo scomparso, fatto di personaggi, luoghi e oggetti, di sapori e odori. Uwe Timm ricostruisce con rara concretezza la vita quotidiana della Germania nei giorni che segnarono la caduta della città di Amburgo e del Terzo Reich.
Lena Brücker aveva il suo chiosco in una piazza ventosa della zona portuale di Amburgo, e serviva una impareggiabile «currywurst», un piatto povero da consumare ai bordi dei marciapiedi.
Lena Brücker racconta. La storia vissuta, i suoi ricordi cominciano dalla fine di aprile del 1945, pochi giorni prima del suicidio di Hitler, e arrivano ai rigidi inverni di fame degli anni immediatamente successivi. Quando l’unica forma di scambio era tornata a essere il baratto, Lena aveva messo su un chiosco in un quartiere operaio di Amburgo. Serviva ai clienti un cibo di strada, «fresco e fruttato», sudicio e nutriente, che sapeva di «macerie e nuovo inizio», a base di salsiccia e curry. Una pietanza da lei creata per volontà e per caso, e destinata al successo tanto da diventare un piatto tipico. Ed è questo che l’autore-narratore vuole sapere, inseguendo «un sapore dell’infanzia», e viene a intervistarla nella casa di riposo dove lei si avvicina ai novanta: come è nata veramente la currywurst, ed è stata scoperta o inventata? Ma Lena sfugge, divaga, e mentre lavora a maglia a un pullover dal disegno fantasioso, «continuava a raccontare di episodi rilevanti o casuali e di tutte le persone e di tutte le cose che avevano avuto una qualche importanza per l’invenzione della currywurst». Da questa deriva della memoria «a pezzi e bocconi, con ardite anticipazioni e flashback» prende corpo come se fosse un presente la realtà di un tempo terribile; e si disegna al lettore il ritratto di una donna e «di quanta forza aveva avuto bisogno per vivere mantenendo la propria dignità». La storia di Lena si snoda tra gli ultimi bagliori di guerra, le ore senza futuro della capitolazione, i lenti mesi selvaggi dell’uscita dal tunnel. E il suo ricordo riflette il cambiarsi dei sentimenti dominanti: l’amore per un disertore ospitato in casa col massimo rischio, l’angoscia di quando non ci si può più fidare di nessuno, il nascere del senso di colpa per avere in fondo sempre capito senza mai esserselo confessato. Uwe Timm scrive per una ricostruzione letteraria della storia, soprattutto dei vissuti e delle mentalità che hanno accompagnato le grandi tensioni, preparazione del nostro presente. È una precisa archeologia del quotidiano: personaggi residuali e per nulla importanti trascinati nell’onda del tempo, restaurazione del linguaggio parlato, risistemazione di vecchi oggetti nel loro vero uso domestico formano una poetica che alla enorme ricchezza di archivi familiari affianca la cura delle trame e il piacere del narrare.