«Ogni legislazione, che nasce dall’individualità, è un semplice palliativo, creato per soddisfare particolari esigenze contingenti.
La vera soluzione per un “giusto rapporto”, a ogni livello e grado, risiede nel seguire la via o visione metafisica, la sola capace di porre l’individuale sotto la legge dell’universale. Uno Stato perfetto è quello commensurato col Principio. Quello prospettato da Platone è uno Stato perfetto perché, appunto, commensurato con la visione metafisica della vita».
Raphael, La Triplice Via del Fuoco, III. 25
La Repubblica di Platone, che preferiamo chiamare Politeia – in quanto questo termine indica la costituzione dello Stato e non una specifica forma di governo –, costituisce una poderosa sintesi in cui c’è sicologia, politica, etica, estetica, metafisica, ecc.
La Politeia vuole offrire il modello ideale su cui ogni uomo e, a maggior ragione ogni vero politico, deve fondare la propria vita.
Facendo un’analogia con il corpo umano, così come è importante conoscere i parametri ematici che indicano la buona salute, è altrettanto importante conoscere il modello ideale della giusta vita psichica e della giusta organizzazione politica a cui fare riferimento. Infatti la Politeia nasce per guardare, “a lettere più grandi”, nello Stato ciò che è scritto, a “lettere più piccole”, nell’anima. Quindi la sanità psichica e la buona politica vanno di pari passo.
Se si intercetta la via di mezzo, riflesso del Bene su tutti i vari piani esistenziali sia individuali che sociali, allora si esprime la buona salute, sia individuale che sociale.
Quanto più si aspira ai “piaceri maggiori”, che toccano il sentimento, la mente razionale e addirittura la nòesis (intuizione superconscia), tanto più si è nell’accordo con sé stessi, col cosmo e con il mondo divino. Se, al contrario, ci si dirige verso i piaceri conflittuali dell’istinto disordinato e delle emozioni scomposte, allora è inevitabile andare incontro al conflitto interiore ed esteriore e a un dolore via via più tragico.
In una società retta da un uomo regale – poco importa se eletto o no – che è “superiore a sé stesso”, in quanto ha la capacità di vincere le sue componenti psichiche egoiche contrappositive, vige il buon senso e la saggezza, vince l’ordine e la perequazione sociale, in una parola, vince la Giustizia: ognuno è al proprio giusto posto perché sta esprimendo la propria vera natura, quella che alberga nella parte più profonda e luminosa della propria anima.
All’opposto troviamo uomini dominati dai propri impulsi ciechi e disordinati (desiderio nevrotico di potere, ricchezze, piaceri), che essendo “inferiori a sé stessi”, tenderanno al dominio sugli altri e sull’ambiente, sfruttandoli e defraudandoli. Nel mezzo troviamo tutte le forme di governo intermedie che presentano vari gradi di “salute” o vari gradi di “patologia”.
Questo testo vuole rendere questi concetti accessibili a tutti, senza tradire il pensiero platonico ma valorizzandone l’aspetto psicologico, spirituale e metafisico.
Di là da ogni forma mutevole e cangiante, c’è l’Agathòn, il Bene supremo.
Consapevoli o no, tutti siamo fondati sul Bene e aneliamo al Bene.
Da Esso, che è il Fondamento metafisico su cui si regge la totalità della manifestazione, traggono origine i princìpi universali di Giustizia, Bellezza, Verità, Libertà, Amore; fondandosi su Questi la vita dell’uomo può rilucere di bellezza e di significato e lo Stato può costituirsi su basi solide, amorevoli e sacre.