La vita umana è scandita da momenti intensi, un tempo sanciti da riti che col passar del tempo hanno perso forza; oggi li sentiamo inadeguati, perché perlopiù chi li esegue ha dimenticato il significato delle parole e dei gesti su cui, in altri tempi, essi si fondavano. Resta il fatto che moltissime persone non vogliono rinunciare a celebrare i grandi “momenti di passaggio” della vita, anche se non intendono avallare per questo ciò che professano le religioni ufficiali. Da dove trarre ispirazione, allora?
Ai tempi degli Esseni, l’officiante non era nominato da una gerarchia riconosciuta: i riti potevano essere celebrati da chiunque, senza che si dovesse ricoprire un’apposita carica, e non erano né i titoli né le conoscenze di cui una persona poteva far sfoggio che ne proclamavano la maestria, bensì le sue qualità interiori.
Anne Givaudan non si limita, qui, a rispolverare antichi rituali esseni, ma li correda da suggerimenti per renderli di nuovo vivi ed operanti in questo nostro mondo convulso, ricordandoci che gli Esseni erano maestri nell’arte di affrontare con armonia anche le più difficili situazioni, come quella in cui ci troviamo noi oggi, dove abbiamo la sgradevole sensazione di essere in un vicolo cieco da cui non si sa come uscire, e nel quale noi stessi ci siamo cacciati tagliandoci fuori da soli per decenni da tutto ciò che ci avrebbe permesso di rigenerarci, o anche solo di vivere in armonia e nel momento presente.