La Repubblica – Palermo del 06 giugno 2010
Malinconie millenarie
Poesia colta, intessuta di miti e archetipi, che cerca il senso della vita e del mondo nel continuo stratificarsi dei significati. Ne I guardiani del sì Francesco Busalacchi coniuga sprazzi di pensieri dimessi e quotidiani con la tradizione culturale che ha retto il nostro mondo per millenni, ormai tanto dimenticata da sembrare esoterica.
Nella vita di ogni giorno abbonda la malinconia derivante dalla consapevolezza. Gli occhi si soffermano su un amato giardino di città, che un tempo fu vitale ed esuberante ma adesso mostra «l’amarezza precaria delle foglie / di un loto cresciuto senza amore». La foce del palermitano fiume Oreto a Sant’Erasmo ridiventa viva, regalando il lampo di un ricordo ancestrale: «seppi scrutare la vasta ferita / che alla terra incandescente aprì / la lama della tua preistoria / quando tra argini millenari / hai scavato il tuo corso». La miracolosa bellezza del creato è offesa da uomini ignari della sua divinità: «geometrie di cemento affrettano / la tua infima vita». Versi apocalittici sono dedicati a il feticismo delle merci, che «cingono d’assedio il tempo armati di fischietti, striscioni e raganelle».
C’è spazio pure per versi che sembrano autobiografici, scritti da un malinconico Busalacchi che nella vita d’ogni giorno è un alto funzionario regionale: «ispirato, vanesio e bendisposto / mi sono dedicato con fervore agli imbecilli. A tutti. Sono stato ermes psicopompo, / e dunque il primo di loro».
Amelia Crisantino