Rassegna stampa

Una raccolta dei migliori articoli di giornale sulle pubblicazioni della Nuova Ipsa editore di Palermo

In questa pagina del sito della nostra casa editrice puoi trovare la lista completa di tutti gli articoli dei principali giornali e testate giornalistiche che hanno effettuato le recensioni dei nostri libri.

Sicilia Tempo del 20 marzo 2004
Il siciliano si addice a Dante
 
 
Numerose sono le traduzioni dialettali della "Divina Commedia" e che autori siciliani hanno realizzato per tutto il XX secolo, recuperando il tempo e il mondo di Dante per inserirlo nella perenne attualità dello studio cui filologi, letterati e glottologi si sono interessati da più di sei secoli a testimonianza del rapporto forte che c’è tra la cultura siciliana e Dante Alighieri.
Particolare considerazione merita la traduzione in versi siciliani del frate domenicano, padre Domenico Canalella: la "Divina Cumeddia", che, ultimata negli anni ’60, fu diffusa a puntate su alcuni giornali locali. Oggi l’intera opera è stata pubblicata in un prestigioso volume unico di 500 pagine corredate da dodici tavole illustrate in quadricromia che riproducono opere del maestro Salvatore Caputo distribuite insieme al volume in una elegante confezione di legno fabbricata singolarmente a mano da maestri artigiani di Palermo. La lodevole iniziativa editoriale si deve alla casa editrice palermitana Nuova Ipsa Editore del dott. Claudio Mazza che ha presentato l’opera letteraria presso l’Assindustria Palermo, presenti i relatori, professori Salvatore Di Marco saggista, poeta e scrittore che ne ha trattato gli aspetti storiografici e Salvo Ferita critico letterario e saggista che ha riferito dell’opera aspetti più strettamente letterari.
Si tratta di un’edizione innovativa nel suo genere che esprime la notevole potenzialità editoriale della nostra città. L’opera è stata curata in ogni particolare per tipo di carta usata, carattere di stampa, rilegatura in seta bianca con impressioni in oro, opera grafica, tiratura limitata (mille copie numerate a mano).
La "traduzione" di Domenico Canalella trova la sua region d’essere nell’insieme di versioni del poema dantesco che la Sicilia vanta e conta a partire dalla fine del 1800 con Salvatore Salomone Marino. "Siamo dentro la stagione risorgimentale" dice Salvatore Di Marco "con i problemi dell’unità linguistica e letteraria e contemporaneamente con la necessità di non perdere l’identità linguistica regionale...". Le traduzioni in siciliano che si alternano nel tempo, quella di Tommaso Cannizzaro, Filippo Guastella, Giovanni Girgenti, Rosa Gazzarra Siciliano ed ora Domenico Canalella valorizzano il dialetto siciliano coniugandolo ad un’opera di alto valore culturale come la Divina Commedia che si presta alla traduzione dialettale proprio perché porta in sé anche le caratteristiche di un testo popolare.
Il lessico del poema dantesco rispecchia infatti un plurilinguismo necessario alle diverse tradizioni cui Dante attinge: da quella "culta" a quella marcatamente "dialettale" settentrionale e meridionale a seconda degli argomenti trattati. E, come scrive Salvo Ferita in un saggio introduttivo dell’opera, "chi traduce un classico… in un dialetto deve avere la consapevolezza di essere in possesso di uno strumento - in questo caso la lingua e la cultura siciliana - in grado di reggere la prova...". E il dialetto usato da Canalella la prova l’ha superata.
Nt’u mezzu d’u caminu di la vita ntra un voscu scuru iu mi ritrovai, / ca a un trattu la via dritta avia smarrita... già sin dal primo canto dell’infermo si nota che l’impianto metrico della Commedia è stato rispettato nell’uso dell’endecasillabo, della rima e della terzina e che l’autore rimane fedele a tutta la struttura del poema del quale riesce a trasmettere sia il senso "letterale" dia il senso "allegorico" e a cogliere così ogni sfumatura del pensiero dantesco. Il dialetto usato da Padre Canalella contribuisce allo sviluppo e all’evoluzione storica della poesia dialettale siciliana inscrivendosi a buon diritto in quella parte della letteratura che costituisce "il travestimento dialettale dei classici".
Con la pubblicazione della "Divina Cumeddia" entra dunque nel circuito della tradizione culturale dantesca un documento di alto valore letterario, linguistico ed artistico. Notevole è infatti anche l’apporto iconografico del pittore Salvatore Caputo che con l’assoluta personalità del suo stile - un neoclassicismo surreale, sulla scia degli Anacronismi - recupera la narratio e la simbologia dantesca in tavole di grande suggestione cromatica.
Giovanna Sciacchitano