Non v’è studioso o cultore di musica popolare siciliana che non si sia imbattuto nelle melodie provenienti dal “saloni”, nei ritornelli delle fisarmoniche, dei mandolini e dei violini – quest’ultimi spesso irrimediabilmente calanti – nonché negli accordi di chitarre risuonanti nelle vecchie sale da barba dei paesi, luoghi di ritrovo e di incontro per naturale antichissima elezione.
Le occasioni d’ascolto della musica dei barbieri si offrivano spontanee, fino a qualche anno fa, nei piccoli comuni dell’isola allorquando si fossero percorsi i centri storici, dove erano allocate le antiche botteghe gestite da incanutiti personaggi, quasi sempre occhialuti, con montature pesanti e scure, adorni di camici bianchi spesso ridotti a gabbanelle, dai quali trasparivano ordinatissimi vestiti, talvolta un po’ lisi e tuttavia corredati da accessori (cravatte, gilet, polsini) indicativi di scelte selettive e identificative di un ceto tendente, se non agognante, ai livelli medio-alti della società.
Prologo di Andrea Camilleri e nota di Sergio Bonanzinga
Contributi di: Nino Agnello, Enzo Alessi, Gaetano Basile, Marco Betta, Daniele Billitteri, Francesco Buzzurro, Giorgio Chinnici, Carmelo Ciringione, Matteo Collura, Nino De Vita, Salvatore Ferlita, Melo Freni, Girolamo Garofalo, Mario Gaziano, Giuseppe Giudice, Pasquale Hamel, Alfonso Lentini, Antonio Liotta, Giovanni Moscato, Giovanni Lo Brutto, Salvatore Giovanni Loforte, Giancarlo Macaluso, Antonio Patti, Giacomo Pilati, Mario Pintagro, Paolo Polizzotto, Vincenzo Prestigiacomo, Otello Profazio, Giuseppe Quatriglio, Alessandro Russo, Nonò Salamone, Gaetano Savatteri, Mario Scamardo, Angelo Scandurra, Salvatore Sciortino, Nuccio Vara, Angelo Vecchio, Carmelo Vetro, Stefano Vilardo, Calogero Zarcone
Fotografie di Antonio Giordano, Giuseppe Leone, Melo Minella
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