La Sicilia del 12 ottobre 2010
Quei cinquant’anni di storia intrigante
«Il figlio del Sole» di Dario Miceli mette a nudo il lungo percorso politico di Guido Lo Porto
Gli anni bui della guerra sono alle spalle. L’Italia muta pelle, le casalinghe anelano a diventare «padrone di casa» e i mariti sognano la Seicento. In questo clima di modernità Guido Lo Porto muove i primi passi nella politica insieme ad un gruppo di giovani rampanti che sono attratti dalla cultura tedesca. E nel volume «Il figlio del Sole» di Dario Miceli, Nuova Ipsa Editore, l’ex parlamentare mette a nudo il suo lungo viaggio nella vita politica. E’ un ping pong di domande e risposte che calamitano in una lettura tutto d’un fiato. L’autore scava nel passato e nell’attualità. Negli anni Cinquanta il movimento de «I figli del Sole» è la prima di una lunga serie di conventicole esoteriche di ispirazione evoliana, che rappresentano un filone non secondario della destra radicale. Con gli anni Sessanta Kennedy e Khruscev sono i protagonisti della guerra fredda e poi della distensione, Marcuse attacca lo sfrenato consumismo e la contestazione giovanile dilaga dentro e fuori le aule. Ma cosa rimane dei «Figli del Sole»? E Lo Porto: «Soltanto l’orgoglioso ricordo di una epica politica praticata come sfida, condotta con coraggio, nutrita di idealità». Nell’attuale giungla politica spiccano famelici personaggi ed è difficile trovare una giusta collocazione. Oggi Lo Porto starebbe nell’area degli ex missini e chiederebbe ai «finiani» di buttare acqua sulle lingue di fuoco del moralismo ad oltranza e del distinguo antiberlusconiano sul tema della giustizia. Lo Porto non vede Gianfranco Fini al tramonto e andrebbe più cauto nella feroce contestazione al Premier. Si passa da un argomento all’altro in un ritmo serrato.
Nel pamphlet viene affrontato l’argomento meridione. Lo Porto non crede in un Partito del Sud. Spiega: «I primi a litigare saremmo noi siciliani, i pugliesi, i campani, i calabresi, perché regioni povere, sottosviluppate, ciascuna delle quali rivendicherebbe a danno dell’altra i propri diritti. Credo, invece, nell’autonomismo siciliano che deve procedere alla rivendicazione dello Stato unitario, al quale chiedere giustizia».
Sulla lotta alla mafia Lo Porto è stato influenzato dalle idee di Sciascia. Racconta a Miceli: «Lotta in se stessa e non come azione di Stato promossa per garantire l’ordine pubblico». Pagine toccanti sono legate all’efferato assassinio di Enzo Fragalà, compagno d’avventura di Guido. C’è anche l’aspirazione di Gianfranco Micciché a diventare presidente della Regione siciliana. «L’uomo - afferma Lo Porto - è indubbiamente capace ed avrebbe titoli e partito alle spalle. Ma avere attaccato Cuffaro e avere assunto la difesa di Lombardo per poi scaricarlo per le proprie ambizioni personali non mi sembra che deponga a favore di Micciché come erede». E c’è tanto altro nel volume «Il figlio del Sole», che dipana cinquantanni di storia intrigante.
V.P.