Cremona Online del 15 luglio 2011
Pascal Schembri - Kennedy e Berlusconi, lo stesso destino?
Il 24 agosto del 2012 in Piazza della Frutta a Padova il premier Silvio Berlusconi muore in un attentato causato da un bambino-kamikaze: la scena è immaginata dallo scrittore siciliano Pascal Schembri, nato a Realmonte, in provincia di Agrigento, ed emigrato a Parigi trent’anni fa, in un libro dal titolo ’Kennedy e Berlusconi lo stesso destino?’. L’autore (’Perchè gli uomini picchiano le donne, ’Il miracolo di San Calogero’, ’Amnesia d’amore’) prova a proiettarsi nel futuro e a paragonare, inserendo un avvenimento immaginario in mezzo a eventi reali, il destino supposto del primo ministro italiano a quello dell’ex presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, morto a Dallas il 22 novembre del 1963.
«È l’omicidio in diretta - spiega lo scrittore - il primo omicidio rappresentato fedelmente nel momento in cui accade (grazie a un filmato amatoriale, ndr.), pur senza colpevole». Secondo Schembri «non è poi tanto illogico accomunare questo primo delitto da reality show all’attentato che quasi cinquant’anni dopo avrebbe colpito uno dei massimi propugnatori - tramite i suoi canali televisivi - di questo genere di comunicazione». E continua: «Non c’è nemmeno da stupirsi che l’agguato a Silvio Berlusconi sembri concepito, preparato come evento mediatico fin dalle sue prime avvisaglie». Berlusconi, spiega, è stato prima raggiunto da un cavalletto (il 31 dicembre 2004 in piazza Navona a Roma) poi da una statuetta (il 13 dicembre 2009 in piazza Duomo a Milano) e rigorosamente sotto gli occhi dei media, «neanche si fosse trattato di esperimenti, prove di scena per la rappresentazione definitiva, quella del 24 agosto a Padova». Quel giorno, secondo il racconto immaginato da Schembri, Berlusconi si trovava a Padova per un comizio quando è stato attirato, tra la folla, da un bambino che «si sbracciava sorridente e lo chiamava» dalla colonna del Peronio, nel centro della piazza della Frutta, vestito con un foulard azzurro al collo e la maglietta del Milan, segni evocatori del «colore caro al fondatore di Forza Italia e della chiara appartenenza al suo schieramento sportivo». Insomma, continua l’autore, «l’invito a fidarsi è stato costruito con astuzia». Qualcuno vicino aveva quindi azionato il detonatore e fatto scoppiare l’esplosivo contenuto negli abiti del bambino-kamikaze uccidendo sette persone, tra cui il premier, e ferendone 42. Che cosa accomuna i due attentati del 1963 e del 2012? Secondo lo scrittore, come nel caso di Kennedy, anche l’attentato contro Berlusconi è stato mosso «dall’odio e dal rancore». Inoltre «gli attentatori del Cavaliere hanno puntato sul suo ’buon cuore per attrarlo nella trappola». Il caso Kennedy, spiega ancora Schembri, «ci insegna anche come il nemico vada cercato tra gli amici e i compagni di schieramento». (a)