Mario Di Liberto

Mario Di Liberto (Palermo 1942). Laureato in chimica, ha insegnato presso istituti tecnici e professionali della città. Studioso di storia, si dedica alla ricerca d’archivio e segue le attività delle principali associazioni culturali della città. È appassionato cultore della toponomastica cittadina, e dal 2002 è componente della Commissione toponomastica del Comune di Palermo. È socio dell’UNUCI, del Circolo Ufficiali, dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’ANISA, e di altre associazioni culturali che hanno come fine lo studio e la conoscenza della città.
Ha pubblicato, insieme all’architetto Adriana Chirco: Via Libertà ieri e oggi (1998); Via Notarbartolo, ieri e oggi (2000); Via Ruggero Settimo, ieri e oggi (2002); Via Roma. La strada “nuova” del ‘900 (2008); Via Dante. Ville e palazzi; vetrina di un’epoca (2011); Quattro Canti di Palermo. L’Ottagono del sole (2013); Il Cassaro di Palermo. Atmosfere & Architetture tra Porta Nuova e Porta Felice (2017).
Ha anche pubblicato il Nuovissimo stradario storico della città di Palermo (2 voll. 1993-95), premiato con il primo premio nel concorso storiografico “Un comune, un quartiere, una storia”, bandito nel 1991 dalla Provincia Regionale di Palermo), e Le vie di Palermo (2006).
Nel novembre 2012, ha pubblicato la sua più impegnativa opera: Palermo. Dizionario storico toponomastico, in due volumi, in cui gli oltre 4.000 toponimi della città sono presentati sotto forma di dizionario storico-etimologico, con notizie riguardanti la loro origine, la loro storia, il loro significato, nonché la loro esatta ubicazione.

copertina del libro Famedio dei siciliani illustri di Salvatore Pedone SCONTO DEL 5%

Usanza antica e lodevole di una nazione è quella di onorare gli uomini, distintisi per le loro “virtù” in vita e specialmente dopo la scomparsa.

A questo scopo Agostino Gallo aveva intrapreso, alla metà del XIX secolo, a sue spese, la formazione di un Pantheon, nel grandioso tempio di San Domenico a Palermo, commissionando i monumenti del pittore Pietro Novelli e di Giovanni Meli e poi di altri illustri siciliani. 
L’idea di celebrare la memoria di ingegni siciliani divenne uno dei filoni della sua attività. L’operazione non si fermò al Pantheon, ma continuò nel Gabinetto scientifico-artistico nella sua abitazione. Nelle numerose stanze, quadri e gessi avevano invaso ordinatamente le pareti, mostrando le sembianze degli uomini illustri siciliani, antichi e moderni, soprattutto i maestri e i migliori amici del Gallo. Nell’architrave della porta dello studio, si leggeva in una striscia di carta: «Sì eccelsi ingegni sfolgorare ho visto. Né pari hanno finora, o secol tristo!»

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