Una trattazione rigorosa e ineccepibile che non s’accontenta di mostrare un’equilibrata sintonia tra conoscenze e rigore metodologico, ma fa a gara nel catturare la nostra attenzione con quello simbolico e archetipico, approfondito e ricchissimo di riferimenti.
Il Mercurio, allegoria del cammino dell’uomo, seduce, stupisce e tradisce. Incarna la metafora della mutevolezza, rapidamente trasformandosi da farmaco sottile, ricco di promesse, in terribile veleno. Ricorda ai lettori l’ambivalenza del nostro desiderio di ricerca, divenendo nel corso della storia sia materia essenziale di strumenti di raffinata precisione che grossolano intruglio utilizzato per soddisfare la bramosia dell’oro.
Il Mercurio diviene il “veleno dei veleni”, un modello dell’utilizzo disinvolto che noi uomini spesso facciamo di molte sostanze per poi accorgerci tragicamente del danno che abbiamo procurato a noi stessi e al nostro mondo. È un’occasione simbolica, in questi anni difficili per il pianeta, che invita a riflettere e cambiare, ci incoraggia, dunque, a considerare quella trasformazione che tanto caro rese il Mercurio agli alchimisti.
Nelle scuole odontoiatriche s’insegnava l’uso dell’amalgama e quanta energia e dedizione fu necessaria perché scolpire restauri di questo materiale divenisse un’arte in quella branca dell’odontoiatria che prende il nome di “conservativa”. Ma tanto più grande fu la dedizione e l’energia che consentì, già a metà degli anni ’80, a pochi pionieri di mettere in discussione quell’operato per i dubbi che divennero poi certezze sulla sua nocività. Erano anni in cui la medicina specialistica si affermava con sempre maggior splendore eppure, anche in un settore così specifico come l’odontoiatria, accadde ad alcuni di noi che guardavano nella loro interezza quello straordinario miracolo biologico rappresentato dai nostri pazienti, i conti non tornavano: stavamo usando con leggerezza un veleno perché “era solo per restaurare dei denti”. Con onestà e fermezza fummo tra quanti dissero “abbiamo sbagliato” e cambiammo rotta. Ecco il dono che, nella nostra modesta esperienza, l’incontro con Mercurio “il mutevole” ha portato: imparare un atteggiamento nuovo fatto di umiltà; attenzione al tutto pur partendo dal particolare; abbandono delle certezze. Scoprimmo la forza che viene dal riconoscere il proprio errore e le infinite possibilità che si presentano quando si è disposti ad accogliere ciò che non ci si aspetta.