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Originato da una richiesta di aiuto ("Mondadori ti conosce?"), questo carteggio evolve con gli anni in ‘patto di mutuo soccorso’ fra due scrittori alla ricerca di una propria fisionomia (e di editori disposti a riconoscerla). Reclusi in carriere burocratiche che ne hanno depresso le giovanili ambizioni d’arte, Antonio Pizzuto e Salvatore Spinelli misurano nella dimensione libera e ‘irresponsabile’ dello scambio epistolare il pregio dei loro ‘essudati narrativi’ e la legittimità delle ragioni che li sottendono. Il reciproco riscontro, umoristicamente adibito dai "due scimmioni che, chiusi nel gabbione, occhi e culi arrossati, si levano di dosso le pulci vicendevolmente", sedimenta una disputa sul ‘romanzo’ tutta giocata su alternative ancor oggi irrisolte (l’istanza modernista e addirittura informale di Pizzuto, l’aplomb moderato e ‘figurativo’ di Spinelli) e sostenuta da un teatrino di frizzi e lazzi goliardici, di affabili perfidie, di ironiche prosopopee, di causidiche causeries in cui si riaccende la sicilitudine sepolta nel cinereo sussiego dell’‘ottimo funzionario’.
Scheda Biografica non disponibile
Salvatore Spinelli (Palermo, 1892 – Arenzano, 1969), conseguita la laurea in Giurisprudenza, nel 1920 si traferì a Milano dove fu per quarant’anni dirigente amministrativo dell’Ospedale Maggiore, concludendo la carriera con la carica di Segretario Generale. All’Ospedale Maggiore dedicò un’opera storica (La Ca’ Granda, 1956 e 1958) e gli undici volumi biografici dei Benefattori. Fu anche consulente della Casa Ricordi e tradusse il Mussorgsky di M.G. Calvocoressi (1925). Pubblicò due libri di racconti (L’accordo perfetto, 1928; Musica in famiglia, 1969), due raccolte di aforismi (Antiarte e anticritica, 1947; Lo specchio per la bertuccia, 1954) e il romanzo-saga Il mondo giovine (1958-2003
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