dalla Prefazione
... E da qui, incantamenti, fughe, arresti ideativi, abaissement du niveau mental, ma anche fantasie, intuizioni, libere associazioni... insomma la bellezza di esperire un “non luogo” nella nostra mente, quello spazio ideale e utopico che riesce a esprimere, in certe circostanze, quel centro – il proprio e quello dell’universo – che non è situato in nessun dove, ma che è, irreale o no, vero o falso, soggettivo o fantastico, – non importa – perché “quando questa esperienza riesce a dare forma sensibile alle cose o alle loro immagini, se la coscienza si eleva oltre le forze elementari della sensorialità”, allora assurge a un respiro vitale ma anche a una poetica regressione, che al di là di ogni riconoscibile e umana aderenza alla realtà, apre pure a una forma del sublime e dello spirituale come essenza di “areità” che pure ci appartiene e che ci proietta, oltre che nell’Immaginale, anche nel trascendente e nel metafisico.
Questa è la magia del cinema, la settima arte secondo la definizione di Ricciotto Canudo, il cinema, l’illusione di un’immagine in movimento, la possibilità di “mettere in quadro” eventi, storie, stati d’animo così per come possono essere descritti, meccanicamente, come nella “verità vera” del cinema realista di Bazin, o come nel cinema di J. Mitry in cui prevale la “filosofia decostruttiva” nel senso delle descrizioni detta-gliate di sfaccettature o particolari di ogni struttura operativa del film; ma è anche la “finzione” illusoria e fantasticata, leggera ed evasiva – pure questo – di cui ognuno di noi ha pure bisogno per illuderci appunto, per negare certe realtà quando amare, insopportabili, ma per sognare, per regredire, per giocare...
Autore
Daniele Borinato
BORINATO DANIELE. Psicologo Analista, docente e supervisore CIPA. Svolge attività clinica privata a Palermo
Anna Maria Costantino
ANNA MARIA COSTANTINO. Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento junghiano. È esperta in abuso e maltrattamento e svolge attività di cura e prevenzione contro la violenza di genere.
Diplomata presso l’Accademia Internazionale di Butoh di Sayoko Onishi, ha analizzato la danza butoh da un punto di vista psicologico e ha pubblicato diversi articoli sull’argomento in italia e all’estero. Conduce attività laboratoriali incentrate sul movimento e lo sviluppo della consapevolezza corporea con donne che vivono in contesti di svantaggio sociale e con persone con disabilità psichica, utilizzando le tecniche della danza butoh che sono importanti strumenti di esplorazione ed integrazione psicosomatica.