Giuseppe Pitrè
(Palermo 1841-1916), medico, storico, filologo, letterato, si può considerare il fondatore della scienza folcloristica in Italia, poiché diede alle ricerche non solo un grande impulso, ma ordine, sistemazione, metodo. La sua opera resta una sollida base degli studi etnoantropologici italiani e, più particolarmente, siciliani. Giovanissimo prese parte nel 1860 alla impresa di Garibaldi in Sicilia nelle fila della Marina garibaldina.
Con la collaborazione di Salomone-Marino fondò nel 1880 e diresse fino al 1906 l’Archivio per lo studio delle tradizioni popolari.
Nel 1903 fu nominato presidente della Reale Accademia di Scienze e Lettere di Palermo, fu professore di «Demopsicologia» (come egli definiva lo studio della psicologia e degli usi e costumi popolari) all’università di Palermo dal 1910. Nel 1914 per i suoi meriti e la sua fama fu nominato Senatore del Regno, fu nominato inoltre presidente della Società siciliana di storia patria (1914-1916). Fondò il Museo di etnografia siciliana che oggi porta il suo nome.
Carmelo Petronio
Carmelo Petronio, classe ’94, passa l’infanzia ad Adrano, ma è a Catania che oramai vive e studia. Dopo aver completato gli studi presso l’ex Istituto Statale d’Arte di Catania, ora liceo artistico “M.M. Lazzaro”, consegue il diploma in pittura con il massimo dei voti presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, dove frequenta tuttora il corso di specializzazione in pittura. Si è recentemente avvicinato alla scultura e all’illustrazione per ragazzi, illustrando la fiaba La Reginotta con le corna per Splēn edizioni, in corso di stampa.
Ha partecipato a diverse collettive, tra cui “Le facce della follia” presso il Palazzo della Cultura di Catania nel 2017, “L’arte del Mandala e i moti dell’inconscio” nella stessa sede nel 2016, e alla mostra omaggio al personaggio di Mafalda durante la rassegna della “Fiera del libro” di Zafferana Etnea. Ha organizzato diverse personali presso il Palazzo Bianchi di Adrano ed esposto presso “La Vecchia Dogana” di Catania; ha partecipato negli anni a diversi concorsi di pittura, tra cui “Onesti nello sport” della Fondazione Giulio Onesti e “Maschere e paesaggi” bandito dal MiBAC, PaBAAC e MIUR aggiudicandosi una menzione speciale.
Nella sua pittura decadentismo romantico e realismo si fondono in un linguaggio figurativo che parte dalla pittura accademica, ma che da essa cerca di allontanarsi.
Quella dell’illustrazione è un’arte che sta apprendendo sul campo, e lo stile a cui è giunto dopo molto studio e ricerca, per adesso, è fatto di fumose campiture ad acquerello, anatomie sintetiche e contorni “bruciati”.
Il suo studio è un percorso a ostacoli tra tele, fogli e fogli di bozzetti, panetti d’argilla, sacchi di gesso, tubetti di colore, opere finite, opere incomplete e mozziconi di sigaretta.