Una donna nasce e si forma in un mondo dominato dagli uomini. La sua storia sarà condizionata da questa scoperta e presto dovrà decidere che atteggiamento assumere riguardo a essa. Le donne che vorranno intraprendere un viaggio nella conoscenza dovranno prima o poi decidere se evitare lo scontro e subire il modello dominante o accettare lo scontro per rifiutare la propria negazione. Una donna può dirsi realizzata, però, solo quando rifiuta di barattare un proprio ruolo sociale in cambio della perpetuazione di un modello. Molte donne sono consapevoli, ma non hanno sempre la forza necessaria per accettare le conseguenze e i rischi relativi.
La “Rete Jasmine”, promossa da Mediter e costituita a Palermo nel novembre 2019, è nata per favorire un trasferimento di competenze strategiche, di fiducia, di speranza, per rafforzare l’autostima delle giovani donne del Mediterraneo. Per questo, 20 donne leader influenti, in rappresentanza di 12 Paesi, hanno accettato di inviare a tutte le giovani donne del Mediterraneo un segnale di fiducia, di coesione. Per sostenere la loro libertà e la loro indipendenza.
Le donne che si raccontano perché la loro visibilità sia la luce di un faro nel Mediterraneo sono: Sabrina Abdelhak, Nehad A. Komsan, Farida A. Allaghi, Suzan Aref, Samira Baghdadi, Enaam Al-Barrishi, Letizia Battaglia, Soukeina Bouraoui, Maha E. Chalabi, Maria Cuffaro, Diana Çuli, Rita El Khayat, Shatha Habahbih, Nuria Viñas LLebot, Aicha Mammeria, Montserrat R. Suriña, Pia Gras, Constanze Reuscher, Valerie Schneider, Simone Susskind.